giovedì 20 agosto 2015

La Macelleria di Francesco Canton, ovvero il Club della Polpetta

I giornalisti della redazione de l'Italia del Gusto hanno 'beccato' Francesco Canton giusto al ritorno delle meritate ferie.
La sua bottega, nel SottoSalone, alle 7, era già bella e pronta.Così come le sue storiche polpette, la cui qualità ha fatto conoscere il negozio come Club della Polpetta.


Macelleria Francesco Canton
Sotto il Salone,33/34
35122-PADOVA-PD
Tel. 049 8762325


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Francesco Canton, erede di una storica famiglia di macellai giunta alla quarta generazione, gestisce con dedizione e professionalità assieme ai suoi collaboratori il punto vendita, proponendo alla propria clientela una gamma di prodotti di alta qualità: la carne bovina scelta fin dalla stalla frutto di un costante confronto con l'allevatore per affinarne la qualità, i volatili della " corte padovana "allevati nella tradizione della campagna, i salumi artigianali. Ma il punto vendita propone anche prodotti pronti a cuocere, arrosti ripieni e farciti, piccole prelibatezze di breve e facile cottura e soprattutto le immancabili polpettine, vere piccole perle di bontà che caratterizzano il negozio definito anche " club della polpetta ". La cordialità è di casa e Francesco è sempre disponibile per un consiglio nella cottura dei cibi o nell'abbinamento dei contorni e dei vini.

Due parole sulla mortadella Due Torri.......

Sullo stemma del Comune Bologna ha le Due Torri, ma potrebbe avere anche una mortadella visto che a Milano come a Bari la gente chiede al salumiere “un etto di Bologna”. Non ha certo bisogno di essere raccontata né voi né a nessun altro, radicata com’è nell’esperienza gustativa di tutti gli italiani, ma come avviene sempre per le celebrità, è soggetta a qualche luogo comune che è giusto sfatare. Non è affatto vero, come alcuni continuano a pensare, che contenga carni di scarsa qualità o diverse dal suino. Niente carne d’asino, dunque, e niente scarti di macellazione. È invece ottenuta da ottimi tagli magri di suino misti a tagli grassi. La carne viene macinata più volte e farcita con lardelli ottenuti dal guanciale del maiale.
mortadella e gnocco frittoInvece è vero che più è grande più è buona, perché è sottoposta a una stufatura è più lenta. I grani interi di pepe sono tradizionali. Non lo sono i pistacchi immancabili nelle mortadelle esportate al sud. Quanto al taglio, è meglio gustarla affettata sottile che a dadoni.
La “Due Torri” prodotta dall’Alcisa è una specie di mortadella deluxe che si distingue per l’alta qualità dei tagli di suino usati (spalla e lombo) e la maggiore magrezza dovuta alla minore quantità di lardelli.

Adriano e Gabriella del Bar Enoteca Berto : vini e non solo !

Fu galeotta la mortadella di Rino Borsetto.
Ecco che i giornalisti della redazione de l'Italia del Gusto hanno varcato le soglie del Bar Enoteca Berto, per entrare ,in punta di piedi, nella realtà enoica ( e non solo!) del SottoSalone.



Bar Enoteca da Berto
Sotto il Salone 37/38
Tel. 049-652894
35122 - Padova - PD

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Il bar da Berto è aperto dal 1987.
Oltre vent’anni di esperienza nello scenario davvero suggestivo di “Sotto il Salone”, ai piedi dello spettacolare Palazzo della Ragione. Il locale è informale, ma molto accogliente. Ospita una clientela variegata lungo l’intero arco della giornata. I primi avventori arrivano fin dalle 6.00 del mattino, quando è già funzionante la caffetteria e vengono servite brioches fresche  di pasticceria, e il flusso di persone prosegue sino alle 8 della sera.
La specialità della casa è la porchetta, tagliata al momento e sempre fresca che, accompagnata con il pane di giornata, ha un ottimo e inconfondibile sapore.
Di ottima qualità anche gli altri affettati: mortadella, soppressa, pancetta, prosciutti cotti e crudi, oltre ad una diversificata tipologia di formaggi, dai più leggeri a quelli più stagionati.

Irrinunciabile compagnia di un cibo così saporito: il vino, scelto con cura e competenza e acquistato in aziende agricole a conduzione familiare, che puntano sulla qualità, producendo e imbottigliando con maestria e grande passione.
Sono disponibili vini sia bianchi che rossi, provenienti da diverse località.
Non poteva mancare la produzione veneta, in particolare da Verona (Amarone, Reciotto, Valpolicella, Soave, Lugana, Bianco di Custoza) e da Treviso (Prosecco di Valdobiadene, Incrocio Manzoni, Montirosso, Raboso).
Ricca la scelta dei vini friuliani da Spessa di Cividale: Friuliano, Pinot Grigio, Ribolla Gialla, Verduzzo, Picolit, Cabernet Franc, Merlot, Franconia, Schioppettino, Refosco.
Presente anche il Trentino con il Muller Thurgau, il Gewurztraminer, il Lagrein e il Teroldego Rotaliano.

Nel 2009 hanno esordito il Montepulciano e il Trebbiano, ovviamente abruzzesi.
Chi mangia e beve con gusto e fantasia, ma non vuole rinunciare alla semplicità e alla genuinità del cibo, chi apprezza la buona compagnia e ha voglia di fare quattro chiacchiere davanti ad un buon panino, può trovare qui il posto giusto.

Adriano e Gabriella sono sempre gentili e attenti alle esigenze del cliente, perché affezionati al loro lavoro e ben disposti a condividere con gli altri il mangiar bene e il buon bere, senza mai inseguire le mode del momento, rimanendo invece legati ad una forte tradizione che ha radici lontane, ma che ha ancora tanto da dire.
Se passate per il centro di Padova, godete delle sue bellezze e non dimenticate di fare tappa al Bar da Berto.

La Salumeria di Rino Borsetto e la.... mortadella dei giornalisti !!

La redazione della trasmissione multimediale L'Italia del Gusto ha assaggiato, al volo, la splendida mortadella al pistacchio Due Torri che  Rino Borsetto ha offerto, per accompagnare uno splendido prosecco firmato Nino Franco alla Enoteca da Berto nel SottoSalone.


Salumeria Rino Borsetto
Sotto il Salone, 41
35122 PADOVA - PD
Tel. 049 - 8758116

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Ciao da Padova, antica città universitaria ricca di arte e di cultura. Ciao dalla salumeria "Rino Borsetto" al n°41, Sotto il Salone, al pian terreno, del Palazzo della Ragione, che da quasi ottocento anni ospita il Mercato Cittadino Coperto.
La piccola salumeria di Rino Borsetto, è qui da tre generazioni al servizio di chi ama la tradizione e la genuinità e offre pertanto prodotti di qualità tipici locali, veneti e di altre regioni italiane, come :
La Sopressa delle Valli del Pasubio, una delle nostre specialità;
La Sopressa di treviso con dentro il filetto;
Insaccati di cacciagione, di oca, di agnello;
La bondiola;
Salame con aglio.
Dalla Culaccia,originale Rossi,prodotto d'eccellenza di Parma, al prosciutto cotto preparato secondo un'antica ricetta.
Dal Culatello originale di Zibello, all'ossocollo e altri salumi tra i più versatili in cucina, perfetti come antipasto, pasto veloce o per completare ricette sfiziose.
Le carni stagionate come la Bresaola, protagonista in cucina, la carne secca , la costata marinata, i Pindulis, la Salada e vari tagli sceltissimi e pregiati di carni fressche di maiale, manzo e vitello.

mercoledì 19 agosto 2015

Il Mercato del Caffè


Il Mercato del Caffè
Sotto il Salone, 36
35122 PADOVA-PD
Tel.049 8752262
 
Specialità di vari tipi di caffè tra mono colture e miscele di arabica o robusta da varie parti del mondo ;
tantissimi tipi di thè frà classici,aromatizzati e verdi
  • vari tipi di infusi alla frutta o di erbe
  • le marche più prestigiose del cioccolato
  • moltissimi tipi di caramelle con o senza zucchero
  • vari tipi di marmellate e mieli
  • dolci stagionali come panettoni o colombe e biscotteria di vario genere con o senza zucchero

Macelleria Collesei


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La MACELLERIA COLLESEI viene gestita dalla nostra famiglia sin dal 1927 ,prima dai fratelli ROBERTO e ANGELO(GIUSEPPE)  che iniziano l’attività con il commercio di pollame macellato in proprio ; poi dal 1963 COLLESEI FRANCESCO si dedica anima e corpo all’attività di famiglia sempre  aiutato dai genitori e dai fratelli che ben presto prendono strade diverse.
 
E’ dal 1967 che Francesco offre la sua professionalità alla clientela e con l’aiuto della moglie Maddalena .
 
Ancor oggi ,dopo quasi cinquanta anni, Francesco COLLESEI  si impegna nell’attività con entusiasmo e professionalità con la miglior qualità al servizio della sua clientela.
 
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La Bottega Veneta

La Bottega Veneta
da Alberto
Sotto il Salone, 37
35122-PADOVA-PD
Tel.049.8759096 - email : labottegaveneta@alice.it
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Posta nel cuore dell’antico grande mercato trecentesco voluto dai Carraresi,è un rinomato banco di prodotti lattiero-caseari, molli e stagionati e salumi caserecci.
La Bottega Veneta è nata l’ 11 Settembre 2008, data storica per Alberto Cisotto che è riuscito a coronare il suo sogno e che nel corso degli anni ha affinato la propria conoscenza e cultura dei prodotti agroalimentari da tre generazioni, che si sono succedute nel commercio dell’ antico mercato. Nel corso degli anni ha saputo fondere le antiche esperienze con la propria capacità di sapersi rinnovare nell’arte del commercio al minuto.
La Bottega Veneta è una tappa obbligatoria per chi passeggia nel centro storico di Padova perché (è una) vera boutique del formaggio e dell’insaccato. Qui Alberto sempre gentile(disponibile)e attento alle esigenze del suo cliente insieme al suo collaboratore di fiducia Roberto, offre sia la tradizione del prodotto tipico nazionale, sia le ultime ricercatezze in materia culinaria a carattere europeo, rispondendo così alle nuove esigenze e normative riguardanti la tracciabilità dei prodotti alimentari posti in vendita. Ovvero: 150 varietà di formaggi (vacca capra pecora) italiani ed esteri le migliori stagionature di prosciutto crudo e salumi italiani.
Orario matt 08-13.00 pom 16.00-19.30 mercoledì pom.chiuso

Sito internet : www.labottegaveneta.com

La Bottega del Prosciutto e la prima degustazione 'volante' de L'Italia del gusto

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Il negozio,da venticinque anni, offre prodotti nostrani di alta qualità,quali:
prosciutti crudi di SAN DANIELE, PARMA (LANGHIRANO), MONTAGNANA, TOSCANO, CULATELLO di ZIBELLO ; 
Una vasta gamma di prosciutti cotti tra i quali il famoso cotto TRIESTINO con osso da tagliare anche a mano , il FIORDISTELLA (SELEZIONE ORO) NEGRONI , la BRESAOLA PUNTA D’ANCA DELLA VALTELLINA e la MORTADELLA GIGANTE (DUE TORRI) di BOLOGNA da tagliare a mano ; 
Un vasto assortimento di salumi nostrani , fatti artigianalmente e rigorosamente con CARNE ITALIANA tra i quali : ZAMPONI, COTECHINI, SALSICCIE, BONDIOLE e CAPPELLETTI . Inoltre troverete cortesia e disponibilità.

La Bottega del Prosciutto ha tenuto a battesimo la prima degustazione 'volante' della trasmissione multimediale L'Italia del gusto. Il Prosciutto della Garfagnana, con un buon vino suggerito dal Bar Romeo (rigorosamente del Sottosalone!) e il pane della Bottega del Pane.

Le origini del prosciutto bazzone risalgono alla fine dell’ottocento, quando le famiglie contadine della valle del Serchio macellavano maiali di peso di 200 kg, ottenendo così cosce di circa 18 kg. Il processo produttivo di allora, mantenuto anche oggi, prevedeva che questi prosciutti di peso notevole e di forma allungata, venissero collocati assieme ad altre parti del maiale (pancetta, lardo, gota) dentro una vasca di pietra (pozza) per la stagionature, con l’aggiunta di sale, aglio, spezie e vino. Il prosciutto Bazzone prodotto attualmente pesa mediamente 13-15 kg a seconda della stagionatura; si presenta con una forma tipica molto allungata e con uno scalino di circa 4-5 cm lungo tutto il bordo (bazza), da cui deriva il nome. La carne è generalmente di colore rosso intenso e può presentare piccole infiltrazioni di grasso che conferiscono un gusto piuttosto riconoscibile ma delicato. Il Prosciutto Bazzone della Garfagnana e della Valle del Serchio, dal 2004 Presidio Slow Food, viene prodotto ancora oggi rispettando in gran parte la vecchia tradizione contadina. Dopo la rifilatura, i prosciutti vengono sistemati in gruppi di 5-6 dentro una vasca di pietra di Cardoso con l’aggiunta di sale, pepe, spezie, alloro, aglio e rosmarino. Dopo circa 90 giorni i prosciutti vengono tolti dalle vasche, lavati e messi ad asciugare in celle adatte, con temperatura e umidità controllate. Una volta asciugati, vengono rivestiti da una camicia composta prevalentemente da pepe, poco aglio e spezie, poi appesi al soffitto di locali adeguatamente areati o in cantine buie. Dopo un minimo di 20-36 mesi di lenta stagionatura, il Prosciutto Bazzone è pronto per il consumo.


Il vino porta la firma della cantina Ceretto.
"La terra, la terra, la terra, la terra e poi ancora la terra", scriveva Luigi Veronelli: questa è la stessa filosofia che la famiglia Ceretto ha sostenuto a partire dagli anni '60, quando Bruno e Marcello hanno affiancato il padre Riccardo nell'azienda fondata negli anni '30 ad Alba. 
Selezionare le vigne nelle posizioni storicamente più valide era l'obiettivo dei due fratelli. Questa idea, derivata da un viaggio in Borgogna, avrebbe dato ragione alla famiglia Ceretto e portato le loro bottiglie nel gotha dell'enologia, rendendo il Barolo e il Barbaresco tra i vini più apprezzati al mondo. Una rivoluzione, all'epoca, per un territorio in cui il concetto di cru era totalmente sconosciuto, ma, soprattutto, una intuizione geniale. Una vera lotta, la loro, intrapresa col genitore, che le uve le comprava per poi vinificarle. "Incominciate un percorso difficile, la terra non ha mai creato ricchezze a nessuno" disse Riccardo, ma i testardi Bruno e Marcello non avevano dubbi "siamo per la terra al cento per cento, la cantina certo un poco conta, comunque i grandi vini si fanno con l'uva".
Iniziano quindi a sognare etichette che portino il nome del vigneto e su cui appaia anche la sua fotografia: "così chi beve quel vino ha sotto gli occhi la vigna da cui proviene. La vigna è storia, i nomi delle colline restano nel tempo, non mutano e questo rafforza la qualità e la credibilità dei vini qui prodotti. Una vigna la puoi cercare, visitare, toccare, sempre".

La macelleria Martin

Paolo Martin è il Presidente del Consorzio.
In tale veste gli è stata dedicata la prima intervista televisiva della trasmissione L'Italia del gusto.

Situata al centro del Salone, la Macelleria Martin da 23 anni offre  la cordialità, la gentilezza e un sorriso che solo Anna e Paolo sanno dare.
Il punto di forza è l'attenzione particolare nella scelta dei  prodotti: "Sorane" di provenienza locale, Pollame di alta qualità, Carni di Maiale selezionate e, da ottobre a maggio, Agnelli di provenienza Sarda e Sicula

Macelleria Martin
Sotto il Salone ,9/10
Tel. 049 - 8754415

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Il Consorzio


logoIl Consorzio nasce nel 1985 dall'idea del compianto collega Walter Schiavon e viene legalmente costituito per l'esigenza di avere un dialogo con l'Amministrazione Comunale,visto che i negozi ed i banchi situati all'interno delle due gallerie sono Comunali. Attualmente il Consorzio conta una cinquantina di soci.
Dalla costituzione ad oggi siamo cresciuti notevolmente sia in ordine di numero associati, sia di iniziative promozionali, pubbicitarie, degustative e benefiche.
Cerchiamo di regolamentare il rapporto fra commercianti con una sana e leale concorrenza di varietà di prodotti e della qualità degli stessi, per accontentare le esigenze di una clientela sempre alla ricerca di prodotti selezionati. Nostro punto di forza, di bontà tradizione.
Rimane sempre l'impegno del rapporto con gli Enti Istituzionali.
Il nostro logo con l'immagine degli archi rappresenta il Salone dove sono ubicati i nostri negozi nel cuore della città, denominata anche "la città dei portici".







La Storia del Sottosalone


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Al di là di ogni considerazione di carattere storico,artistico,culturale e sociale il Palazzo della Ragione ha sempre fatto leva sulla fantasia popolare per la mole imponente e per l'ampiezza della sala pensile considerata la più grande d'Europa.  Un complesso architettonicamente geniale tanto da essere definito "ll monumento più monumento di Padova" o semplicemente "Il monumento di Padova".
Padovani e stranieri, studiosi o semplici curiosi per prima cosa notano del Salone, come popolarmente e generalmente viene chiamato, la mastodontica struttura. Il grande poeta tedesco Johann Wolfgang Goethe, acuto osservatore e annotatore delle emozioni che i viaggi gli sapevano suscitare, diede del Salone una definizione penetrante ed emblematica: la sala e talmente grande che difficilmente si arriva ad immaginaria anche dopo averla appena vista. Un grand'uomo padovano, Giovanni Battista Belzoni, con ancora negli occhi la visione dei grandi templi di Karnak e di Abu Simbel, scrivendo nel l8l9 da Alessandria d'Egitto alle autorità padovane, suggeriva di collocare le due statue egizie da lui donate alla città natale nel "Gran Salone di Padova", una struttura dunque degna dei maestosi monumenti faraonici.
Come avviene per le opere che destano meraviglia per la loro singolarità,anche  per il nostro palazzo non manca  il sottile aggancio con il misterioso Oriente. Si narra che i padovani avendo visto il modello del tetto di un grandioso palazzo indiano portato da fra' Giovanni Eremitano al termine dei suoi viaggi, abbiano deciso che anche il loro palazzo fosse coperto nello stesso modo. Da una consimile leggenda non potè sottrarsi un'altra costruzione-capolavoro del nostro territorio,Il palazzo-castello detto Cataio che la tradizione vuole essere stato costruito in base alle descrizioni lasciate da Marco Polo sul palazzo imperiale di Pechino. Leggende suggestive, non suffragate da testimonianze certe, ma che rivelano come il popolo sia spesso affascinato dalle meraviglie dell'arte. Anche il grande esploratore inglese Bichard Burton, lo scopritore dei laghi equatoriali africani, non sfuggì a questa malìa orientale. Al termine della sua carriera, nelle vesti di console inglese a Trieste se ne venne a Padova per visitare i luoghi e le memorie di Giovanni Battista Belzoni del quale aveva sentito parlare con grande ammirazione da alcuni vecchi indigeni del Benin dove il Belzoni era morto nel 1823. Orbene il Burton dopo avere descritto il Salone come elemento divisorio delle due Piazze delle Frutta e delle Erbe, lo definì completamente fuori posto   perché realizzato secondo " un'idea architettonica derivata da un palazzo indù ".
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Il popolo ha sempre amato il Salone come una creatura   propria, e giustamente,  essendo il simbolo della  libertà che il popolo stesso con le sue leggi ha saputo conquistarsi, così come la basilica del Santo, voluta dal popolo negli stessi anni in cui nasceva il Salone, è il simbolo della spiritualità e della fede della città. Da sette secoli i padovani gli si stringono attorno per averne sicurezza e prosperità. Nelle ore mattutine il Salone raccoglie come madre amorosa i padovani per nutrirli, saziarli, rallegrarli. Essi giungono da ogni parte della città percorrendo le strette strade, una decina, che sfociano nelle due piazze.In questo contatto Padova svela la sua vocazione commerciale, mette a nudo un secolare filone rimasto intatto e non corroso dai tempi e dalla smania di rifare.In questa attività mattutina si rinnovano i riti antichi, cioè la vendita di quegli stessi prodotti offerti nelle epoche comunale, signorile e del dominio veneziano: il pane e il vino, la carne, le uova e il pesce, la frutta e la verdura e quindi le scarpe, i tessuti, i gioielli, i fiori. Riti ordinati secondo le regole delle fraglie e delle corporazioni con i prezzi e le misure indicati dai calmieri. Padova, così spesso distruggitrice di sacre memorie, non ha mai  infranto questo flusso vitale che promana dal Salone, uno dei pochi elementi di  tradizione vitalizzato dal  popolo e dal popolo conservato. Anche il dialetto rifiorisce in questo abbraccio mattutino in cui si mescolano le parlate dei borghi e della periferia e ancora, rimasti miracolosamente vivi, gli accenti ruzantiani provenienti dal contado. Fra la moltitudine eterogenea e vociante si captano battute ironiche e divertenti, dialoghi briosi e arguti, si riciclano sapide frasi degli antichi padri. Una cultura del popolo ancora vitale circoscritta nelle due piazze ad oriente delle quali due istituzioni calamitavano l'interesse dei frequentatori perché destina te alla sopravvivenza primaria dell'uomo: la Camatta in Piazza della Frutta dove si vendeva quel famoso pane diventato proverbiale "Chi va due volte alla Camatta, non si può più partir da Padova" e che fu cantato dal Ruzante e dal Dottori; il Fondaco delle biade in Piazza delle Erbe ovverossia il deposito dei cereali per il fabbisogno della cittadinanza.
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Questo mercato era nel Medioevo la testimonianza più viva dell'autosufficienza di Padova e i prodotti che giungevano dal territorio costituivano la ricchezza di cui la città poteva disporre e andare fiera. Quanto più la campagna era fertile e ben curata tanto più la città era destinata a prosperare e a rafforzare la propria vocazione mercantile.
La vita cittadina ha sempre ruotato attorno al Salone ai cui lati quattro scaloni gli conferiscono una particolare solennità. Tre di essi si appellano a prodotti della natura: scala delle erbe e scala degli uccelli rispettivamente a occidente e ad oriente di Piazza delle Frutta, scala del vino a occidente di Piazza delle Erbe cui si contrappone a oriente la scala del ferro o dei ferraiuoli, cosi chiamata per il mercato del ferro che ivi si teneva.
Sembra incredibile ai giorno d'oggi constatare quanti o quali prodotti si vendessero  Sotto il Salone e  nelle due piazze che costituivano un centro commerciale fra i più antichi e grandi d'Europa. L'installazione di negozi a pianoterra e nell' ammezzato del palazzo anticipò addirittura i mercati coperti e i supermercati dei tempi moderni con le botteghe per la vendita di prodotti pregiati: oggetti di oreficeria, pellicce, stoffe di zendalo e broccato, scarpe, vestiti raffinati, materiale scrittorio. ll cuore del mercato era nella Piazza delle Frutta (nei primi tempi chiamata Piazza del Peronio per il mercato dei perones, un prodotto largamente venduto, le scarpe) dove erano attivi i mercati dell'olio, dei formaggi, dei salumi, della selvaggina, del pesce d'acqua dolce, delle uova, del pollame, delle verdure (poi passato nell'altra piazza), delle mercerie e degli uccelli di pregio: quest'ultimo mercato era così caratteristico e radicato nel popolo da dare addirittura il nome, come s'e visto, alla scala orientale, di cui ancora oggi perpetua il nome un esercizio pubblico sito proprio in quel luogo (Bar dei osei). La piazza era talmente frequentata da una clientela assidua ed eterogenea da indurre il Comune ad aprirvi un ritrovo pubblico "ad ludum" vale a dire una casa da gioco forse gestita dal Comune stesso.
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Nella Piazza delle Erbe, a sua volta, era prospero il mercato ha della carne con la "Casa dei macellai" sede della società ma anche punto di vendita. E ancora erano frequentati i mercati del pesce, delle calzature, dei panni, delle sciarpe di seta e di lana, delle crusche, dei legumi, del frumento e delle biade essendovi ad oriente, come s'è detto, il Fondaco delle biade; ad occidente animatissimo era il mercato del vino che addirittura diede il nome ad una scala, anzi la stessa piazza inizialmente si chiamava "Piazza del vin".Per quanto riguarda le botteghe allineate al pianoterra e nell'ammezzato del Salone è probabile che esse abbiano suggerito la prima idea non solo del mercato coperto ma anche della fiera moderna davvero emblematico che il Salone diventasse parte importante della 1a Fiera Campionaria d'Italia, nel 1919, quando gli imprenditori padovani diedero l'avvio al rifiorire dell'economia nazionale fra le macerie di una città lacerata dalla guerra a sei mesi dall'armistizio e prima ancora che fosse sancita la pace con l'Austria. La Sala della Ragione ospito in quell'occasione ben nove sezioni legate a vari settori industriali e con l'ala sinistra del vecchio Foro Boario in Prato della Valle e la Scuola di disegno Pietro Selvatico, costituì una delle tre sedi di cui si componeva la Fiera Campionaria.
La fine della dominazione ezzelina -durata   1237 al 1256 - permise ai Padovani di riprendere il loro autonomo cammino politico, iniziato nell'ultimo quarto del secolo precedente, e di presentarsi nel Trecento forti di un illuminato Comune. Padova infatti ritornò a primeggiare in questo periodo, fra i centri maggiori della Padania, per il suo saggio governo e per la sua prosperità economica. Lo stesso volto edilizio urbano riportò benefici dalla rinnovata situazione; infatti molti fabbricati sorsero, all'interno della sua cinta muraria, proprio nell'arco di tempo compreso tra il 1260 ed il principio del secolo successivo. Non a caso, quindi, nel 1306 anche il suo possente Palazzo della Ragione ("Salone"), sorto nel 1218-1219  poco prima della fondazione dell'Universita ( 1222 ) e dell'inizio della costruzione della chiesa del Santo (1235 ca. ) fu sensibilmente rialzato e completato con le logge laterali qualche anno più tardi. Tale edificio rimane pertanto come il simbolo più evidente dell'alta civiltà raggiunta nel basso Medioevo dalla popolazione padovana, allora in gran parte dedita con energia ed intelligenza ai traffici commerciali, alla tessitura, all'arte della conceria, all'edilizia, ai trasporti fluviali e all'industria molitoria.
f8A queste solide attività si univano contemporaneamente anche quelle più semplici, ma più diffuse, riguardanti la continua fornitura di alimentari, di vestiario e delle tante cose necessarie al vivere quotidiano. Le operazioni commerciali per soddisfare le suddette esigenze avvenivano in gran parte, fin dal Duecento, nei mercati posti nelle piazze attorno al "Salone", che non decaddero minimamente nel secolo successivo,allorquanto  la città fu più volte scossa da avvenimenti bellici e da epidemie.

E cosi ancora pulsanti e pittoreschi,questi mercati( talvolta variati,ridotti o aumentati) dopo il lungo cammino plurisecolare sono giunti ai giorni nostri,pronti a proiettarsi, più che mai vitali, verso il futuro.


martedì 18 agosto 2015

COMUNICARE PER ESISTERE 2015 e il SottoSalone


Il progetto realizza l'incontro del mondo dell'informazione e della comunicazione con  i rappresentanti di piccoli Borghi italiani ed europei,  per confrontarsi, raccontare le proprie esperienze e 'comunicare per esistere'. Si tratta di una iniziativa di informazione che fa incontrare giornalisti e comunicatori, rappresentanti delle Istituzioni e delle Associazioni, Aziende, sui temi della valorizzazione e della comunicazione territoriale. La rassegna si sviluppa grazie ad un lavoro autentico di interviste in diretta. Lo staff di comunicazione è stato costituito da responsabili di 'reti', capaci di amplificare le informazioni ben oltre le singole testate giornalistiche.
Fra i temi scelti :  il patrimonio agroalimentare ed enogastronomico, la Storia e il Patrimonio Architettonico, le Ferrovie Dimenticate , per un percorso che toccherà nel 2014 oltre ventiquattro comunità locali italiane e  quindici Borghi di altri paesi europei (particolare attenzione verrà riservata ai Piccoli Stati d'Europa). Le 24 settimane 'anticiperanno' i temi  delle 24 settimane che si terranno nel 2015 a Milano, in occasione dell'Expo

L'Altratavola : 22 anni di storia

Dal 1989, quando nacque sotto il Patrocinio della rivista l'Etichetta diretta da Luigi Veronelli,
l'Altratavola rappresenta  un punto di riferimento per le battaglie sulla qualità agroalimentare.
Luigi Veronelli aveva creato nel 1983  L’Etichetta, il periodico più lussuoso e graficamente impegnato d’Italia, e che si è proposto come “vera e propria guida alla vita materiale”, attraverso l’incontro estetico con le “cose” – non solo gastronomiche – della vita di ogni giorno. L’ha diretto sino al 1994.
L'Associazione l'Altratavola era nata per iniziativa di un gruppo di imprenditori e giornalisti del settore agro-alimentare,provenienti dal Piemonte, dal Friuli Venezia Giulia e dal Veneto.
L'Associazione ha sempre voluto collegare i diversi protagonisti della filiera ,in una sorta di
'triangolarità' originaria : produttori, operatori del mondo dell'informazione e della comunicazione,operatori commerciali (siano essi ristoratori, osti, enotecai,esercenti, macellai,gastronomi, ecc.).
Lo scopo : sviluppare iniziative di orientamento alimentare dei consumatori mediante campagne di informazione 'mirate' nelle comunità locali e creare una alleanza dei produttori e degli operatori commerciali onesti,capace di valorizzare il Made in Italy a Tavola.
Il Movimento aveva sempre esplicitato nel suo percorso storico,una sorta di riferimento 'ideale' alle battaglie che il giornalista enogastronomo Luigi Veronelli aveva condotto in difesa della qualità.
L'Altratavola nasce infatti nel 1989 , a Padova , tenuta a battesimo dalla rivista l'Etichetta diretta da Luigi Veronelli.





L'Altratavola e Padova in Cucina

L'Associazione l'Altratavola ha promosso due incontri nelle Terre Padovane, con la partecipazione di Luigi Veronelli. Il primo incontro si svolse a convivio presso il Ristorante Antico Brolo (nella sede originaria vicino a Prato della Valle), il secondo onorò la cucina tradizionale padovana, con una visita alla Trattoria al Tunnel di Busa di Vigonza. La rivista L'Etichetta realizzò un inserto di ben sedici pagine, 'Padova in cucina'.
Giovanni Coppiello, autentico 'patron' della carne equina e titolare di una azienda di Vigonza fece conoscere i propri salumi e le proprie eccellenze. Così Bruno Sganga, giornalista ed enogastronomo, coordinatore di tutte le iniziative editoriali di Luigi Veronelli, scrisse il primo libro con testi e ricette a base di carne di cavallo.

Padova in Cucina 2015

'Comunicare per Esistere' propone i temi di Padova in Cucina, in diversi incontri  , con la partecipazione delle trasmissioni televisive L'Italia del gusto  e Il Gusto del sole-La Verità nel Piatto  e il coinvolgimento delle comunità locali (interviste a pubblici amministratori, rappresentanti di associazioni, imprenditori, uomini di cultura).
La presentazione di Padova in cucina (Gino Veronelli, la sua eredità e la sua attualità ) all'Antico Brolo, è già stata realizzata, con la partecipazione di Flavio Rodeghiero, assessore con delega a Cultura e Turismo, Musei, Spettacolo, Innovazione e Smart City del Comune di Padova e Bruno Sganga, giornalista ed enogastronomo, già coordinatore delle iniziative editoriali di Luigi Veronelli.